Quando Mara Carfagna diceva: “Con Caldoro una Campania straordinaria”. La giravolta dell’ex ministro. I “veri” motivi della guerra in FI
“Caldoro ha salvato la Regione”. E poi ancora: “Con Caldoro una Campania straordinaria”. “Stefano è un esempio di rigore e buon governo”.
Sembra passata un’eternità da quando Mara Carfagna non si risparmiava in complimenti e parole al miele nei confronti dell’ex governatore della Campania Stefano Caldoro.
Oggi l’ex ministro non perde occasione per attaccare a testa bassa l’amico di partito. Ieri l’ultima fucilata: “Si potrebbe avanzare una candidatura piu’ forte, piu’ popolare” ha commentato Carfagna.
Il bombardamento contro il candidato in pectore di Forza Italia per la presidenza della Regione va avanti da settimane. Al punto che, ora, anche gli alleati, Lega in testa, cominciano ad avere dubbi sulla scelta Caldoro. Ma perché tra Stefano e Mara i rapporti sono ormai alle battute finali? Quali sono i veri motivi dello strappo politico? Non c’entrerebbero nulla le scaramucce tra Alessandra Caldoro, sorella di Stefano, e Mara Carfagna ai tempi delle comunali a Napoli: Alessandra Caldoro fu costretta al passo indietro dopo l’annuncio della candidatura di Carfagna nelle liste di Forza Italia con Gianni Lettieri sindaco.
Le ragioni dello strappo sono tutte di natura politica. E risalgono alle politiche del 2018. Lo strappo tra Mara e Stefano si è consumato dopo la composizione delle liste. L’esclusione (nella notte) dalle liste di Forza Italia di Giampiero Zinzi e Antonio Fasolino (due fedelissimi di Caldoro) ha minato i rapporti. Altro motivo di scontro è stato il veto di Carfagna sulla proposta avanzata da Caldoro di schierare Aurelio Tommasetti come capolista alla Camera di Fi a Salerno.
L’ex rettore di Salerno è poi passato con la Lega. E oggi è tra i candidati per la presidenza della Regione Campania in quota Carroccio. Andando indietro negli anni: c’è l’omicidio politico di Gaetano Amatruda, portavoce di Caldoro, prima candidato sindaco di Salerno e poi silurato. Ma la goccia finale è stata piazza San Giovanni: la manifestazione di piazza convocata da Salvini e Meloni. Quando Berlusconi ha deciso di aderire alla manifestazione, Carfagna ha protestato. Ma il partito campano, De Siano, Cesaro e Caldoro, ha seguito l’ordine del cavaliere. Da quel giorno, Carfagna ha giurato vendetta.