Perché il Paese riparta tocca far ripartire l’economia e volendo dar credito al Cavaliere che di soldi se ne intende, l’economia riparte se si trasmette fiducia, se si torna alla speranza e si lavora con ottimismo.
E allora bisogna dare alla gente una versione della realtà sul modello famiglia del Mulino Bianco nel pieno del terrorismo e della notte della Repubblica. Perché le cose non sono nei fatti ma nei racconti: non conta quello che è ma quello che si riesce a trasmettere.
Come nelle aule dei tribunali dove conta solo la realtà dibattimentale, quella argomentata dal principe del foro e mai dall’avvocato di ufficio. E se vale il racconto , lo scenario è la visione, allora basta con le tristezze e l’ipocondria, basta con l’immagine dell’infermiera che crolla perché lavora da 3 giorni senza pause, del medico ucciso dal Covid e dal senso del dovere, delle bare a perdita d’occhio in Lombardia per la sanità pubblica collassata sotto il peso dei debiti accumulati per arricchire la sanità privata.
E basta anche con le immagini dall’Ucraina con bambini che piangono e mamme che si disperano sotto bombe e fucilate. Perché guerra e pandemia, che poi tanto diverse non sono, possono anche diventare una colossale opportunità.
E allora invadiamo televisioni, giornali e social con il sorriso dell’ infermiere in straordinario continuato da due anni che ha comprato l’auto nuova e del medico che l’ha comprata anche alla moglie, del farmacista che ha comprato casa al mare e del titolare di laboratorio alle Maldive con tutta la famiglia suocera compresa.
E fateci vedere l’oligarca Russo che pasteggia a Sassicaia e del magnate del gas americano che compra castelli in Toscana. Perché per dirla alla Sordi “finché c’è guerra c’è speranza”.