Omicidio 15enne a Napoli. Il papà: “Il carabiniere ha fatto bene a sparare al petto….”
“Ancora non l’ho detto a mio figlio di 5 anni. Chiede di Ugo, vuole dormire con il più grande. Come faccio a dirgli che non c’è più”. E poi: “Io non giustifico mio figlio, il carabiniere che gli ha sparato ha fatto bene a colpirlo al petto. Il militare doveva difendersi, ma che senso ha colpirlo alla testa mentre stava scappando”. Sono delle frasi estrapolate da due interviste che il papà di Ugo Russo, il 15enne ucciso dal carabinieri a Napoli ( nel tentativo di difendersi) ha detto a Chi l’ha visto e a Le Iene.
L’agonia
Sono ore tormentate per i coniugi Russo. Dopo che la vita gli ha strappato via il figlio non si danno pace, chiedono la verità sull’accaduto. Il signor Russo sa che il figlio ha sbagliato. Non lo perdona. “Ma il senso di sparargli tre volte qual è?”. Un uomo con la scorza dura, che ne ha viste tante. Fino a prima che nascesse Ugo, il primo dei quattro figli, anche lui aveva sbagliato pagando con il carcere. Ma da allora, così come dice la moglie, nulla più.
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Le parole del papà
“Se guardate i miei figli non direste mai che erano di un uomo “sbagliato”. Di uno che ha commesso tanti errori. Sono ragazzi educati. Mio figlio ha sbagliato. Doveva pagare, ma non così. Non lo giustifico. Capisco il carabiniere, doveva difendersi, ma ha esagerato”.
Le indagini
La Procura di Napoli ha iscritto nel registro degli indagati, con l’accusa di omicidio volontario, il carabiniere di 23 anni che la notte tra sabato e domenica scorsi, a Napoli, ha sparato contro un 15enne armato di una pistola (risultata una replica di quelle vere priva del tappo rosso) con la quale stava tentando di rapinargli l’orologio.
Il 15enne, colpito due volte dall’arma del militare, è deceduto per le gravi ferite riportate. La vittima era con un 17enne che è stato fermato con l’accusa di tentata rapina. In ospedale, nelle tasche del 15enne morto, sono stati trovati un Rolex e una catenina, con ogni evidenza bottino di una rapina compiuta subito prima dell’aggressione al militare e alla sua fidanzata.
L’omicidio
E’ giallo sulla morte del giovane Ugo Russo di 16 anni, morto a seguito di una rapina in via Generale Orsini a Napoli. A sparare i colpi che hanno ucciso il giovanissimo è stato un carabinieri in concedo a Napoli, ma in servizio a Bologna. Una dinamica che scuote i familiari della giovanissima vittima. Il padre e la madre, residente nei Quartierei Spagnoli, lui con precedenti penali, ai giornalisti hanno raccontato ancora scossi la stramba, secondo loro, dinamica dell’omicidio.
Una serata rovinata
Secondo quanto riporta IlMattino il militare si trovava a Napoli, nella zona centrale del capoluogo ( alle spalle di Palazzo Santa Lucia) con la fidanzata. A bordo di un’auto di grossa cilindrata. Secondo quanto riporta il comunicato diramato dalla Sala Stampa dei Carabinieri, nel momento in cui Russo e il suo complice ( in stato di fermo) si sono avvicinato ai due fidanzati, il carabinieri si è qualificato prima di provare a difendere l’orologio e di dare inizio ad un’azione culminata con la morte del ragazzino.
L’interrogatorio
Il carabinieri è stato interrogato dal pubblico ministero Simone de Roxas rispondendo alle domande. Considerata la posizione, dalla sua versione dipendono gran parte dei fatti.
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Il fatto
È trascorsa mezzora dopo la mezzanotte di sabato, in via Orsini, a pochi passi da via Santa Lucia e dal Lungomare. Il militare è alla guida della propria Mercedes, quando viene notato da due rapinatori minorenni. I due hanno un’arma giocattolo, ma senza il tappetto rosso. Ad entrare in azione è il 15enne, il più piccolo dei due. Ed è in questo scenario che entra in gioco un ragionamento, quello dello scarrellamento della pistola. Una versione da verificare, destinata a risultare decisiva: il rumore metallico della pistola da parte del 15enne potrebbe aver spinto il carabiniere a fare fuoco. Prima una manovra, come per fermare l’auto, poi l’arma puntata che fa fuoco tre volte. A ripetizione.
E sono anche le parole offerte dal criminale ad improntare la versione offerta alla stampa: aveva lo scaldacollo nero, il casco integrale, il volto travisato. Era impossibile riconoscere la sagoma di un ragazzino, anche perché l’aggressione è avvenuta di notte, in una manciata di secondi. Ora il fascicolo è sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Rosa Volpe, che guida le indagini di criminalità predatoria. Un militare indagato, l’inchiesta che oscilla tra il reato colposo e quello doloso: da un lato, l’ipotesi di eccesso colposo di legittima difesa; dall’altro la possibilità che gli inquirenti si convincano a iscrivere il fascicolo per omicidio volontario. Al momento ci sono le dichiarazioni rese dal 17enne, finito ieri agli arresti su ordine della Procura dei minori.
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