Pronto a riprendere vita l’Arco Borbonico: la Procura indaga sulle responsabilità dell’Autorità Portuale e del Comune di Napoli
Primi sopralluoghi dell’Arco Borbonico da parte dei tecnici. Giovedì 1 aprile alcuni tecnici a cui è stato affidato l’incarico dall’Autorità Portuale hanno proceduto ai primi rilievi sul crollo del reperto ( mentre il 29 marzo, lunedì, c’è stato il dissequestro da parte della Procura). Secondo quanto apprende Polisnews.it, il progetto è stato assegnato ad uno studio di progettazione di Napoli, la WharhouseProject dell’ingegnere Giovanni Autiero, con sede nel quartiere Est di Napoli, nota per aver avuto importanti incarichi in Campania.
Stando alle prime indiscrezioni, la Procura di Napoli avrebbe aperto un fascicolo sulle responsabilità: a chi sarebbe spettato il compito di preservare il celeberrimo attracco, anche se, stando alle voci di corridoio si tratterebbe di una corresponsabilità tra l’autorità Portuale e il Comune di Napoli.
Il crollo
Un crollo, avvenuto il 2 gennaio scorso, che ha gettato centinaia di storici e filo borbonici. L’Antico Arco Borbonico, ultima testimonianza del vecchio porticciolo borbonico ritratto in tanti dipinti della Scuola partenopea, è crollato nelle acque partenopee dopo una violenta tempesta.
L’arco risale al ‘700 e nacque come approdo per i pescatori, i cosiddetti ‘luciani’, gli abitanti del vicino borgo di Santa Lucia, ma successivamente, nel corso dell’800, fu trasformato in terminale dello scarico fognario venendo ribattezzato dai napoletani ‘O Chiavicone. Da anni abbandonato all’incuria, e in equilibrio precario su una porzione di masso, l’arco era stato recentemente puntellato con i tubi innocenti.
Messo a dura prova negli anni da diverse ondate di maltempo aveva retto fino a oggi: fatali le ultime burrasche che lo hanno fatto crollare in acqua quasi per intero.